Nel marzo 2002 il Consiglio Europeo stabilì gli obiettivi per arricchire la formazione e combattere la piaga dell’insuccesso scolastico nei Paesi dell’Unione. Nel 2010, in una seduta tenuta a Lisbona, venne presentato il rapporto da cui risultò che l’Italia aveva fallito quattro dei cinque obiettivi proposti riuscendo a centrarne soltanto uno: l’accrescimento dei diplomati e dei laureati in ambito scientifico. Visti i risultati negativi, non solo del nostro Paese, gli obiettivi sono stati riproposti, insieme ad altri nuovi, nell’appuntamento di “Europa 2020”.

Ma cos’è accaduto nel frattempo in Italia in ambito scolastico?

La novità di maggior rilievo è rappresentata dall’approvazione della Legge 170/2010 sui DSA e dalla Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 sui BES. Una domanda pertanto è d’obbligo: l’applicazione di queste normative consentirà effettivamente alla scuola italiana di contrastare l’insuccesso scolastico?

La predisposizione del PdP (Piano di Studio Personalizzato) per i soggetti con Bisogni Educativi Speciali prevede l’adozione delle misure dispensative e degli strumenti compensativi. E’ facile quindi ipotizzare che la scuola italiana riuscirà, ma soltanto sulla carta, a condurre al successo formativo tutti gli alunni con difficoltà. Infatti, con la predisposizione del PdP, nessun alunno avrà più esiti negativi costringendo di fatto i docenti ad allargare le maglie della valutazione. Chiariamoci bene: di per sé le motivazioni contenute nella legge sono condivisibili nell’ottica di aiutare chi è in difficoltà, ma ciò che, a mio avviso, lascia molto perplessi è il falso “successo scolastico” che verrà sbandierato ai quattro venti come un grande traguardo raggiunto dalla scuola italiana. Quei dati, in concreto,  rappresenteranno una distorsione della realtà e occulteranno il fallimento del sistema scolastico italiano che non sarà stato in grado di farsi carico di un’effettiva riabilitazione degli alunni, limitandosi a interventi di facciata, così come non è sufficiente nascondere la polvere sotto il tappeto per dichiarare un ambiente pulito!

Infatti la scuola italiana non riesce ad utilizzare metodologie metacognitive per valorizzare le potenzialità mentali e cognitive degli alunni più in difficoltà. Come nell’ambito della giustizia si applica l’indulto e l’amnistia per svuotare le carceri, così in quello scolastico le misure dispensative e gli strumenti compensativi fanno cantare vittoria per una battaglia che in realtà è stata persa. I provvedimenti legislativi sui BES appaiono infatti dei meri palliativi per affrontare e rimuovere alla radice le difficoltà di apprendimento che soltanto un diverso approccio pedagogico-inclusivo, collaborativo e metacognitivo potrebbe cercare di affrontare e di recuperare.

Risultano ancora molti quelli che confidano nelle scorciatoie della psicologia, così come l’ingenuo Pinocchio era convinto di diventare ricco seminando gli zecchini d’oro nel “campo dei miracoli”.

Pietro Sacchelli