Alcuni anni fa l’A.I.M.C. di Massa (Associazione Italiana Maestri Cattolici) ha svolto un sondaggio che ha coinvolto un campione di circa 300 docenti prevalentemente della scuola dell’infanzia e primaria delle province di Massa-Carrara, Parma, Pisa e Arezzo. Dall’indagine è emerso che sulla metacognizione gli insegnanti avevano conoscenze inadeguate. Questo dato è significativo perché induce a ritenere che le metodologie utilizzate a scuola spesso sono inadatte o addirittura inopportune per promuovere negli alunni abilità disciplinari e competenze trasversali. Infatti il sondaggio, circoscritto in termini numerici e geografici, evidenziava che il 6% dei docenti intervistati non si poneva il problema dello stretto rapporto tra l’ insegnamento e l’apprendimento di cui solo l’alunno è responsabile mentre il 43% del campione affermava di conoscere vagamente il termine “metacognitivo” e il suo utilizzo didattico. Il 51% degli insegnanti (tra cui un numero elevato di docenti di sostegno) ammetteva, invece, di conoscerne il significato e i suoi concetti essenziali anche se poi dichiarava di non essere capace di usare procedure metacognitive sia sul piano del recupero individuale, in caso di difficoltà specifiche o generiche di apprendimento, sia nel lavoro in classe.
Una “Buona Scuola” non dovrebbe forse preoccuparsi di ciò che manca nella “cassetta degli attrezzi” dei docenti italiani anziché fare proclami, innovazioni discutibili e promesse puntualmente disattese? – Pietro Sacchelli
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