Cosa deve fare mentalmente l’alunno quando incontra una regola grammaticale da mandare a memoria, un contenuto di storia, di geografia o di scienze da comprendere, un problema da risolvere, un compito in cui applicare conoscenze già apprese?
L’atto mentale cosciente, definito da Husserl “noesis”, rispecchia e fa proprio il fenomeno (dal greco fainomai = apparire) ossia il “noema” attraverso appunto un processo definito “fenomenologico”.
La coscienza cioè “cattura” la dimensione reale o l’oggetto culturale che diventa rappresentazione mentale. Lo stesso processo avviene nell’atto di conoscenza dell’attenzione quando in classe l’alunno è chiamato ad apprendere dei contenuti di studio. Questa condizione naturale però sfugge alla dimensione cosciente dell’essere umano e quindi è dovere dell’insegnante spiegarne la natura e il funzionamentomediante il ricorso alla metacognizione.
E’ questo il principio alla base della Didattica Mentalista che non aggiunge contenuti allo studio, ma spiega i meccanismi dei processi di apprendimento, rendendo più performante l’atto dell’apprendere e più significativo quello dell’insegnare. In questo modo si innalza il ruolo sia dell’allievo che del docente il primo inteso troppo spesso come un “vaso da riempire” e il secondo scambiato come trasmettitore di conoscenze piuttosto che formatore competente.